ISOLANI SOTTO IL VULCANO

Two ladybugs on Etna
di Valeria Susini
L’hanno definita la Seattle d’Italia, la Milano del Sud, è stata culla di poeti, artisti, scrittori e cantanti: tutti nati dalle ceneri di mamma Etna. Qualcosa ci sarà, allora, di magico, di fatalmente isolano, nel codice genetico di questi catanesi, noti per non rimanere mai fermi, sempre alla ricerca della sperimentazione, del nuovo, sempre in viaggio, ma che sempre ritornano.
Ci si potrebbe chiedere se davvero è una caratteristica antropologica tipica degli isolani, o se piuttosto sia frutto di una contaminazione culturale che da secoli ormai connota i siciliani ed i catanesi nella fattispecie. La “movida”, famosa attrattiva catanese unanimemente riconosciuta, cosa sarà mai se non effetto ed espressione di un fervore, una tendenza innata alla speculazione creativa?


Alle pendici dell’Etna proliferano gallerie d’arte contemporanea, concept store con commistioni artistiche, cantine, enoteche e wine tour alla scoperta dei segreti etnei, radio, giornali indipendenti, collettivi artistici e letterari, associazioni ed eventi culturali, organizzazioni scientifiche, festival di jazz e cortometraggi, centri di degustazione e tendenze metropolitane all’ultima moda. Catania pullula di iniziative, di intraprendenza, di appuntamenti con la produttività e l’ingegno. Resta solo l’imbarazzo della scelta.

Tutto questo tuttavia, è vero, convive con un peso anch’esso storico, meridionale prima di tutto e poi siciliano, il peso dell’omertà, della noncuranza, della disaffezione alla collettività, del provincialismo, dell’improduttività e dell’indifferenza, accentuatisi forse nell’ultimo decennio. Ma sembra che qualcosa si inizi veramente a scuotere sotto il Vulcano. A ben vedere la storia è fatta di corsi e ricorsi e pare proprio che i catanesi, e la loro rappresentanza giovanile più attiva e propositiva, stiano risvegliando quelle che sono le radici mnemoniche della nostra Terra, riportando alla luce quei tempi di “poesia, amore e saggezza” che storicamente hanno connotato Catania. In fin dei conti sta tutto nel ricordare chi siamo e da dove veniamo, ossia da una Sicilia che serba una fertilità ricca di stimoli prosperosi e speranze di aperture; da una città, Catania, che, come fedelmente ritrae la cantautrice catanese Carmen Consoli, è nata nella e dalla diversità intesa come ricchezza, e dove le cose “possono cambiare, se troviamo semi buoni da piantare”.
E i semi sono qui davanti ai nostri occhi, si chiamano Arte, Cultura e Gioventù, unici veri germogli per svecchiare le tendenze all’immobilismo e all’arretratezza e piantare le radici di un rinnovato futuro, in questo spazio tra fuoco e mare, che attende solo di poter rifiorire scevro da ogni zavorra.


(citazioni da Carmen Consoli, Elettra)

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